martedì 22 maggio 2018

L'uomo dei sogni



-Finalmente sei tornato amore mio, ti stavo aspettando...-

Lei era in cima ad una collina distesa sull'erba e coperta solamente con un grande scialle di cotone trasparente che faceva intravedere tutte le sue perfette nudità. Tese le braccia verso l'uomo che si stava avvicinando con lunghi passi affaticati.

- Ho avuto una giornata molto pesante al lavoro amore mio, non vedevo l'ora di tornare tra le tue braccia -.

Fecero l'amore sotto un sole primaverile e poi stretti forte l'uno all'altra si sussurravano parole di amore eterno. Mangiarono quel poco che avevano dietro e poi insieme andarono a visitare una nuova città, navigarono lungo un fiume e si rincorsero nei boschi con una dolce melodia di sottofondo, tutto era idilliaco. Poi si svegliò.

Come tutte le mattine, l'uomo scuro in volto, tornava brutalmente alla realtà. Guidato dall'irritante suono della sveglia e strappato via da quel mondo di sogno che per anni era riuscito a crearsi solo per lei. Mentre i suoi pensieri erano rivolti ancora a lei, cominciò ad alzarsi. Mangiò per colazione gli avanzi della sera prima e preparò del caffè mentre iniziava a vestirsi. C’era qualche bottiglia di birra sparsa per casa con ancora qualche fondo non bevuto che mandò giù insieme al caffè. Il suo riflesso allo specchio era quello di un uomo trascurato, la barba di molti giorni non fatta e un aspetto curvo che incuteva la più completa indifferenza. Odiava il suo aspetto, odiava vedersi riflesso allo specchio, nei suoi sogni non si vedeva mai riflesso, nei sogni gli specchi non riflettono mai e di questo ne era felice.

Uscì di casa per andare a lavoro, ignorato come sempre da chi incrociava, nemmeno il portiere del palazzo gli faceva mai un saluto. Era un fantasma, ma per lui andava bene così, non era questa la sua vita, non era questo il suo mondo. I sogni erano la sua vita e lei il centro del suo universo. Lei che nella realtà non sapeva neanche il suo nome, ma che importanza può avere un nome in questo squallido mondo di passaggio. La vita per lui era diventata quell'arco di tempo che intercorre tra un sogno e un altro.

La donna con cui aveva deciso di vivere nei suoi sogni non poteva neanche definirsi una collega. Lui lavorava nel suo stesso albergo, ma mentre lei si occupava di ricevere i clienti e farli accomodare, lui era l’addetto alle pulizie, i bagni toccavano sempre a lui, fetidi e nauseabondi tutti i giorni. Si incrociavano raramente in albergo e fu per caso che lei entrò nei suoi sogni, per un semplice sguardo che gli diede più per curiosità che per altro. Da quel giorno quello sguardo entrò per sempre nei suoi sogni e diede un senso alla sua vita anno dopo anno. Dopo quello sguardo non ce ne fu mai più nessun altro, ma di questo non gli importava affatto. Sapeva che lei lo aspettava sempre nei suoi sogni, sapeva che era sua e che insieme, ogni fantasia, ogni desiderio, ogni follia poteva essere esaudita.

Fu mentre puliva un bagno che la sua attenzione fu catturata da dei mugolii provenienti da un ripostiglio vicino alla stanza in cui si trovava. La curiosità di vedere di cosa si trattasse lo fece avvicinare con cautela alla porta del ripostiglio, senza farsi sentire aprì lentamente la porta e ciò che vide gli fece scattare una molla nella testa. Davanti a lui c'era la donna dei sui sogni che da dietro si faceva montare selvaggiamente da un suo collega. Con una calma innaturale e facendo attenzione a non far rumore l'uomo andò a prendere nel corridoio poco distante un estintore e con passi lenti tornò verso il ripostiglio. Fu questione di un attimo. Un colpo sordo sulla testa e lei si ritrovò parti di cervella sulla schiena, quando si accorse di quello che era successo un urlo isterico si levò per tutto l’albergo.

Ciò che accadde dopo fu del tutto prevedibile, l'uomo venne arrestato, nessuno sapeva niente sul suo conto, non aveva amici, non parlava con nessuno e da quel giorno non parlò più del tutto. Non riusciva più a sognare. Il suo aspetto si fecce ancora più cupo. Occhiaie tremende gli dipingevano occhi tetri. I medici lo dichiararono instabile mentalmente e un individuo pericoloso per la società. La corte di giustizia gli diede la pena di morte e dopo un mese dal processo in cui fu dichiarata la sentenza, di fronte alla famiglia della vittima, steso e legato sul lettino dove l'iniezione fatale lo avrebbe fatto addormentare per sempre, aspettava impassibile, noncurante di ciò che gli stava accadendo; aveva un solo pensiero nella mente. Non era più riuscito a sognarla, aveva smesso di fare sogni e del resto non gli importava più nulla. Era diventato un vegetale e non gli importava più di vivere. Se non poteva più sognare la sua vita non aveva più nessuna importanza. Aspettava solo la fine.

Il medico che stava per porre termine alla vita del condannato, spiegò ai familiari della vittima che la procedura si sarebbe svolta con due iniezioni, la prima lo avrebbe fatto addormentare e la seconda gli avrebbe fermato il cuore. Fu durante la prima iniezione che lei tornò a far parte dei suoi sogni, ed un sorriso gli si dipinse sul volto mentre dolcemente si addormentava.

- Finalmente possiamo stare insieme per sempre amore mio.



Novembre 2016

Nessun commento:

Posta un commento

Grazie per avermi commentato, a presto!

Risveglio

Il suono della sveglia ti entra nella testa ancora ti rifiuti di svegliarti.  Lo senti arrivare da lontano  inesorabile ti penetra dentro il...