domenica 28 luglio 2013

03: José Saramago - Cecità

Questa settimana in Grecia è stata piacevolmente accompagnata dalla lettura di questo capolavoro di José Saramago. E devo essere sincero: l'ho divorato!


Note di copertina

"Non siamo diventati ciechi, secondo me lo siamo. Ciechi che, pur vedendo non vedono"

In un tempo e in un luogo non precisati, all'improvviso l'intera popolazione perde la vista per un'inspiegabile epidemia. Chi viene colpito dal male è come avvolto in una nube lattiginosa. Le reazioni psicologiche sono devastanti, l'esplosione di terrore e di gratuita violenza inarrestabile, gli effetti della patologia sulla convivenza sociale drammatici. La cecità cancella ogni pietà e fa precipitare nella barbarie, scatenando un brutale istinto di sopravvivenza. Nella forma di un racconto fantastico, Saramago disegna con maestria, essenzialità e nettezza la grande metafora di un'umanità bestiale e feroce, incapace di vedere e distinguere le cose razionalmente, artefice di abbrutimento, crudeltà, degradazione. Ne risulta un avvincente romanzo di valenza universale sull'indifferenza e l'egoismo, il potere e la sopraffazione, la guerra di tutti contro tutti, una dura denuncia del buio della ragione, con uno spiraglio di luce e salvezza che non ne annulla il pessimismo di fondo.

José Saramago (Azinhaga, Portogallo, 1922 - Tìas, Isole Canarie, 2010), tra i più grandi romanzieri del Novecento, è stato narratore, poeta, drammaturgo e giornalista, premio Nobel per la letteratura nel 1998. Feltrinelli ha pubblicato anche: Memoriale del convento, L'anno della morte di Ricardo Reis, La zattera di pietra, Una terra chiamata Alentejo, Il vangelo secondo Gesù Cristo, Manuale di pittura e calligrafia, Viaggio in Portogallo, Tutti i nomi, L'uomo duplicato, Caino, L'ultimo quaderno, La seconda vita di Francesco d'Assisi e altre opere teatrali, Saggio sulla lucidità, Il più grande fiore del mondo (nella collana "kids"), Don Giovanni o Il dissoluto assolto, Le intermittenze della morte, L'anni mille993, Lucernario e, nella collana digitale Zoom, Lisbona.

 Devo essere sincero, mi trovo in difficoltà nello scrivere questa recensione, bisogna quindi fare una premessa per non essere fraintesi. Il libro mi è piaciuto tantissimo! Mi ha talmente preso che l'ho letto davvero tutto d'un fiato. Quello che trovo sia difficile è il trasmettere quelle sensazioni che questa lettura è riuscita a suscitarmi. Saramago è riuscito, ritengo nel migliore dei modi, a mettere a nudo l'animo umano in condizioni estreme e tirarne fuori tutto ciò che di peggio possa avere: egoismo, crudeltà, indifferenza, sopraffazione, paura, dolore, fame, sete, odio...
Molto del merito, penso, vada allo stile che ha utilizzato per raccontare questa storia, lo sviluppo narrativo passa dalla prima persona ad un narratore onnisciente. In un momento siamo nella testa di un personaggio, il momento dopo un discorso intrapreso solo da una semplice punteggiatura e una maiuscola per capire che si tratta di un dialogo, poi siamo portati ad una narrazione degli eventi da un punto di vista esterno. Il tutto con un ritmo che non da pace, che tende a disorientare, per darci quell'idea di cecità che l'autore vuole trasmetterci. Ho avuto l'impressione, leggendo, di non vedere, ma di udire solamente le voci di chi mi circonda. Tanto più che non esistono i nomi dei personaggi o dei luoghi, in tutto il libro i personaggi vengono definiti solo con degli appellativi per identificarli, il medico, il primo cieco, la ragazza con gli occhiali scuri, la moglie del medico, ecc. Essi non sono altro che voci e lo stile di Saramago ce le fa solo ascoltare. A che cosa serve un nome se poi non si hanno occhi per vedere a chi appartiene la voce che stiamo ascoltando? I nomi cadono, come cade tutto il sistema sociale al quale siamo abituati a vivere quando non si hanno più occhi per vedere l'indifferenza con la quale tutti i giorni, senza che ce ne accorgiamo, siamo abituati. Siamo già tutti un pò ciechi "Non siamo diventati cechi, secondo me lo siamo. Ciechi che, pur vedendo non vedono" è un messaggio davvero profondo perché quotidianamente, senza rendercene tanto conto, siamo molto indifferenti alla sofferenza che ci circonda, sembra infatti che non abbiamo occhi per saperla vedere. La metafora di questo libro e la denuncia sociale che mette in luce è davvero forte, penso che bisogna osservare la vita con altri occhi per poter rendersi conto di come l'indifferenza, sia uno dei mali peggiori della nostra epoca. 
Trovo sia un bellissimo contrasto di come la Cecità di José Saramago ci insegni a vedere meglio. Non c'è modo più riuscito che leggere un libro del genere per capire quanto, nel profondo della nostra anima, siamo ciechi anche se vediamo.
Una lettura che mi ha trasmesso tanto sia negativamente che positivamente, una lettura che ha tanto da dare e che le emozioni che lascia alla fine, per quanto possano essere sporche, ci fanno riflettere. Sono queste le letture senza le quali non potrei vivere e mi aiutano a crescere interiormente e a capire meglio me stesso; a cosa servono i libri altrimenti? 
Non mi resta altro da fare che consigliare vivamente questo titolo a tutti, vale davvero la pena leggerlo per quello che alla fine ti lascia. Un modo per vedere meglio la vita che ci circonda.





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