giovedì 30 luglio 2015

10: Gabriel Garcìa Marquez - Cent'anni di solitudine



Cent'anni di solitudine, cent'anni è il tempo che mi sembra di aver impiegato a finire questa lettura. Mi sono letteralmente arenato su questo libro che ho trovato molto difficile portare a termine. Premettendo che io non sia assolutamente nessuno per permettermi di giudicare l'opera di un premio nobel come Marquez, e riconoscendo il suo grande talento creativo e soprattutto metaforico nei suoi libri, a me cent'anni di solitudine non è piaciuto. L'ho trovato particolarmente ridondante. Forse ho sbagliato periodo per questa lettura, sicuramente l'avrei apprezzato molto di più in un momento più avanzato della mia vita. 
Il tempo, è questo il concetto base su cui è costruito a parer mio questo romanzo. Un romanzo molto strano, più che un romanzo mi è sembrato di leggere un susseguirsi di racconti che come unico legame hanno lo scorrere del tempo. Un tempo che in realtà sembra essersi fermato o girare in circolo per ritornare sempre al punto di partenza nella vita dei personaggi che popolano questo libro. Personaggi con i quali è difficile immedesimarsi e difficoltoso ricordarsene. Sono tanti, tantissimi e tutti con lo stesso nome che vivono in diverse linee temporali e che alla fin fine, si ritrovano a fare le stesse cose dei loro predecessori, come se siano in realtà, sempre le stesse persone che si ripetono nel tempo. Riconosco la volontà dell'autore nel realizzarli in questa maniera per dare più senso a tutta la metafora del romanzo, del quale non posso negarne la grandezza. Ma quanto è stato duro finire. Ho apprezzato molto il senso del libro, quella critica sociale alla base di tutto, quel fossilizzarsi in una società nella quale, nonostante sforzi o sacrifici, ti schiaccia fino a farti accettare, con rassegnazione, il suo volere. Almeno è questo il senso che questa lettura mi ha trasmesso.
Un'altra lode che sento in dovere di fare a questo scrittore è rivolta alla sua creatività. Al suo grande modo di inventare storie al limite dell'assurdo e presentarle come fossero fatti reali, cose che realmente possano succedere. Leggendo questo libro si entra a far parte di una realtà che è tutta di questo autore e se ne viene risucchiati come un una spirale. Storie e credenze del sud America sono così vive da sembrare reali.
Per chi vuole cimentarsi nella lettura di questo capolavoro (anche se personalmente non mi sia piaciuto ne riconosco il suo enorme valore) è meglio che sappia a cosa va in contro. E' una lettura difficile ma che comunque, portarla a termine da molta soddisfazione e di sicuro qualcosa lascia. Che sia un senzo di amarezza o solitudine, questo libro di sicuro va letto. Io mi sono prefissato di rileggerlo al compimento del mio cinquantesimo anno di vita...manca ancora un ventennio per fortuna, per gli altri auguro una buona lettura.

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